SUB ROSA VIS

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sabato 6 aprile 2013

LA "PESTE" COME NUOVA CHIAVE DECODIFICATORIA E CENTRALE DEL FERMO E LUCIA, ROMANZO ARCHETIPO DEI PROMESSI SPOSI.

LA "PESTE" COME NUOVA CHIAVE DECODIFICATORIA E CENTRALE DEL FERMO E LUCIA, ROMANZO ARCHETIPO DEI PROMESSI SPOSI.


 Nel 1984 ebbi l'onore e la fortuna di partecipare al Congresso Nazionale di Studi Manzoniani che si svolse in Busto Arsizio (VA) nei giorni 16-17-18 novembre. Il Congresso Nazionale Manzoniano sottendeva anche un intendimento didattico da utilizzare nelle classi delle scuole secondarie nel 1985, anno del bicentenario della nascita di Alessandro Manzoni. Le tematiche trattate erano riferibili a questo iniziale enunciato: "Poesia, politica e religione nel decennio 1812-1822: Manzoni, il suo e il nostro tempo". La novità del congresso si focalizzò ben presto, in termini filologici, sulla comparazione intertestuale fra il Fermo e Lucia e la "Ventisettana", la prima pubblicazione dei Promessi Sposi (1827) e tutte le possibili interpretazioni filosofiche, teologiche, letterarie e metalinguistiche del testo manzoniano. Per rendere più "leggibile" l'archetipo del Fermo e Lucia si decise di coglierne l'essenza prima sul piano formale e subito dopo sul piano contenutistico, sintetizzandone alcune idee cardine. Sul piano formale, furono estrapolati alcuni concetti.
La premessa del Fermo e Lucia era stata parzialmente ricalcata da un manoscritto, inizialmente ritenuto anonimo dallo stesso Manzoni e intitolato "Storia della peste, avvenuta nel borgo di Busto Arsizio, 1630". Proprio nel 1984 il manoscritto "anonimo" sarà attribuito definitivamente al canonico Giovan(ni) Battista Lupi nato nel 1569 e morto nel 1645. Il testo "anonimo" era stato prestato ad Alessandro Manzoni, alla vigilia della stesura del suo romanzo, da Emilio Barbiano, Principe di Belgiojoso che in quegli anni era considerato l'uomo più libertino d'Europa, grande frequentatore delle corti europee e soprattutto di quella francese. Sul piano morale ed etico-comportamentale Manzoni ed il Principe di Belgiojoso non avevano nulla in comune se non la carità cristianamente intesa del primo ed il filantropismo tardo-illuministico del secondo. I due si erano incontrati per la prima volta nella casa milanese di Emilio di Belgiojoso in occasione di un'asta di beneficienza per i poveri della città. Emilio da quel momento, mise a disposizione di Alessandro tutta la sua biblioteca milanese e divenne il suo "postino privilegiato" per recapitare le lettere scritte da Manzoni agli amici parigini: Claude Fauriel e Cousin. Nel 1840 parte della biblioteca personale del Principe fu trasferita nella Villa Pliniana  di Torno (CO). L'ombrosa Pliniana, fra separazioni e convivenze del Principe, per i tempi scandalose, fu testimone dell'amore passionale fra Emilio e Anne-Marie Berthier, principessa di Wagram e moglie del duca di Plaisance, fuggita per amore dalla corte di Parigi. Verosimilmente il Principe di Belgiojoso, o forse la moglie separata Cristina di Belgiojoso, vendettero parte del fondo bibliotecario milanese e comasco di Emilio al signor Hoëpli, antiquario librario milanese. Lo stesso Hoëpli regalerà molti testi del Principe, compreso il manoscritto della  "Storia della peste, avvenuta nel borgo di Busto Arsizio, 1630", ai reali di Danimarca del tempo per favorire le vendite Hoëpli in quel Regno. E' per questo motivo che l'originale manoscritto dell' "anonimo" (G. B. Lupi) è ancora oggi a Copenaghen presso la Biblioteca Reale. A conclusione di questa prima fase del Congresso Nazionale Manzoniano del 1984 emersero quindi cinque considerazioni:
a) Manzoni non aveva finto di ritrovare un antico manoscritto in ossequio alla tradizione del romanzo storico europeo come avevano fatto J. J. Barthélemy,Vincenzo Cuoco e Walter Scott ma, almeno per la premessa del Fermo e Lucia, l'aveva realmente trovato;
b) La premessa del Fermo e Lucia evidenziava la tematica della Peste come input iniziale.
c) Nell'archetipo del romanzo tutti i protagonisti principali e minori venivano "attraversati" o si relazionavano, direttamente o indirettamente, col corpo o con l'intelletto, razionale o irrazionale, con l' "orribile morbo". In termini esemplificativi l'analisi filologica comparata fra il testo di Lupi e quello di Manzoni può essere attivata da un'opera di ricalco: la "utile historia a perpetua memoria dei posteri e nostri descendenti" di Lupi è ripresa da Manzoni con la frase "una ricordanza ai posteri o almeno ai suoi discendenti" (F. L., pagina 3). Lupi parla di "historia meramente vera" e Manzoni gli fa eco parlando di "veracità della historia" (F. L., pagina 6). Lupi scrive "... pubblico che al privato e ai fatti dei principi e potentati" seguito da Manzoni con "... a persone meccaniche e di bassa condizione, quanto ai dotti" (F. L., pagina 3). Il canonico afferma "la ragione per cui Dio permette et manda sì fatti flagelli e horrendi castighi è il peccato". Manzoni riprende questo concetto in un dialogo intercorso fra Padre Cristoforo e Renzo che vorrebbe farsi giustizia da solo: "guarda chi è Colui che castiga... colui che flagella e che perdona" (Promessi Sposi, pagina 35). E ancora all' "horrendo spettacolo" dell'anonimo corrisponde il "piccolo teatro di luttuose tragedie e calamità". Lupi parla di "fattura diabolica dell'onto" e Manzoni gli fa seguito parlando di "arti venefiche, operazioni diaboliche, gente congiurata a spargere la peste per mezzo di veleni contagiosi e di malie" (P. S., capitolo 31 - F. L., pagina 572). In Lupi la terza causa della diffusione del morbo è rappresentata da "una cattiva congiunzione di pianetti" così come per Manzoni nel trentasettesimo capitolo dei Promessi Sposi. Per la guerra del Monferrato abbiamo lo stesso riferimento sia in Lupi che in Manzoni. Infine i due autori utilizzano la stessa aggettivazione per descrivere i soldati germanici (lanzichenecchi): "luterani e demony";
d) Il Fermo e Lucia si chiude nel teatro per eccellenza della peste, rappresentato dal lazzaretto di Milano;
e) Il 26 Giugno 1824 Alessandro Manzoni aveva già scritto la struttura futura della "Storia della colonna infame", inserendo la stessa nel capitolo quinto del quarto tomo, che non verrà pubblicata nella "Ventisettana". In questa prima stesura vi è la descrizione della Peste delle coscienze degli uomini, la peggiore di tutte: la morte della Ragione e dell' Umanità. Nel 1842 la "Storia della colonna infame" verrà pubblicata come romanzo d'appendice nella nuova edizione del Promessi Sposi.
                                                 Villa Pliniana, Torno (CO)
 
La Villa Pliniana è da me considerta Tempio della Passione per Romantici e Decadenti.
I più famosi visitatori e ospiti nella Villa Pliniana nel XVIII e XIX secolo sono stati: Napoleone Bonaparte, Alessandro Volta, Ugo Foscolo, Henri Marie Bayle (Stendhal), George Byron, Alessandro Manzoni, Percy Bysshe Shelley, Giovanni Berchet, Vincenzo Bellini, Gioacchino Rossini e Antonio Fogazzaro.
 
 
Per cio' che riguarda i contenuti, la "Peste diventa nuova chiave decodificatoria del romanzo" anche se ingloba, parzialmente, la lezione più accreditata dalla critica scolastica e riferibile ad un Dio immanente che entra nella storia dell'uomo e delle collettivita' con lo strumento della Provvidenza per il trionfo finale del bene sul male. Vengono così messi in rilievo i seguenti concetti:
1 La Peste svolge un ruolo salvifico o insalvifico nella misura in cui gli uomini sono in grado di stabilire nuovi rapporti con il proprio corpo trasformato, con i propri pensieri e la fisicità e la spiritualità degli altri uomini.
2 La Peste da un punto di vista religioso controverte la teologia del corpo (l'uomo prima soffre, poi muore, e infine si decompone)  obbligando il credente e il non credente a misurarsi con la decomposizione del corpo in vita. 
3 La Peste permette agli uomini di esprimere o una religiosità autentica, uniformando la propria vita a quella di Cristo pronunciando il Fiat voluntas tua, oppure di cogliere l'istanza nihilista e agnostica invocando la morte per sconfiggere la morte. Manzoni, nel rispetto dell'uomo, lascia aperte entrambe le soluzioni (sembra quasi che nel romanzo convivano l'Illuminismo dei philosophes ed il Romanticismo dei dogmatici).
Come prima accennato, la Storia della colonna infame, come romanzo d'appendice all'edizione dei Promessi Sposi del 1842, costituisce il canovaccio ideologico di tutte le edizioni precenti. In termini di critica letteraria si potrebbe dire che Manzoni costruisce ante litteram una premessa significativa a ciò che in seguito verrà evidenziata come piena libertà del lettore attraverso una epoché husserliana.
 
 
Franco Berselli

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