SUB ROSA VIS

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sabato 9 marzo 2013

GENESI DEL ROMANZO STORICO MANZONIANO: DALL'APOLOGIA DELLE "OSSERVAZIONI SULLA MORALE CATTOLICA (1818-1819)" ALLA POESIA DEL FERMO E LUCIA.

Gli antefatti letterari e filosofici che convergono alla definizione di una  "genesi in itinere" dell'idea del romanzo storico manzoniano per eccellenza (Fermo e Lucia, romanzo archetipo dei Promessi Sposi) sono variegati, complessi e sicuramente riconducibili alle principali tematiche emerse nell'autore attraverso lo scontro e successiva integrazione fra gli ideali di "due secoli l'un contro l'altro armati": XVIII° secolo con l'Illumismo ed il  XIX° con il  Romanticismo. L'Illuminismo francese ed europeo di fine Settecento e del primo Ottocento è stato vissuto da Manzoni nella lezione accreditata dagli idéologues e non dai philosophes della prima ora attraverso una scelta tardo-illuninistica e neoclassica fino al 1810. Alessandro, (con ogni probabilità figlio naturale di Giovanni Verri) ha respirato l'Illuminismo post-rivoluzionario percependone il significato ilichiastico (nozione coniata a posteriori nel 1818) foriero di innovazioni incontrovertibili per la nascita teleologica (in divenire) e non tautologica (circolare) della storia umana. E' con la "riconversione" al cattolicesimo praticante del 1810, i cui antefatti sono frammentariamente visibili dal 1807 che è possibile riscontrare in Manzoni  una nuova ispirazione creatrice che partendo dal momento della POESIA, vissuta con l'ardore del neofita romantico con gli Inni Sacri (1812-1815 e 1822),  giunge alle Osservazioni sulla morale cattolica (1816-1820) su cui saranno strutturalmente evidenziate le personalità, i caratteri e le fonti di ispirazione teologiche dei personaggi del futuro romanzo storico. Le Osservazioni sulla morale cattolica restarono incomplete per conferire all'autore gli strumenti linguistici e letterari atti a perseguire una narrazione storica attraverso due tragedie: Il conte di Carmagnola (1816-1820) e Adelchi (1820-1822 ) in cui per la prima volta viene attivata una  mirabile fusione" fra "vero-storico e verosimile".Anche le Odi, Marzo 1821 ed Il cinque maggio (1821), costituiscono un tentativo dell'autore per immergersi nella storia contemporanea poeticamente alla ricerca di una sintesi sperimentale, in poesia, di eventi appartenenti al vero-storico. Nei due anni precedenti la stesura del Fermo e Lucia (1821-1823) e durante la stesura dello stesso archetipo ambientato storicamente e volutamente negli anni 1628-1630 equidistanti tanto dall'alto Medioevo quanto  dall'età contemporanea all'autore, Manzoni, da vero storico attento alle fonti storiche intenzionali e  preterintenzionali si esercitò nella lettura e nell'interiorizzazione di alcuni testi storici da cui prepotentemente emergono: La peste nella rivisitazione di Giovanni Boccaccio;  "De peste" di Giuseppe Ripamonti (1640); "Ragguaglio" di Alessandro Tadino; "La pestilenza seguita in Milano l'anno 1630" di Agostino Lampugnano (1654); "De pestilentia quae fuit in Mediolani, anno 1630" del Cardinale Federico Borromeo; "Le grida secentesche" dei Governatori di Milano; "Del Governo della peste e delle maniere di guardarsene" di Lodovico Antonio Muratori (1714); "Storia della peste avvenuta nel borgo di Busto Arsizio, 1630." del canonico Giovan(ni) Battista Lupi (inedito ed importantissimo manoscritto rivisitato e presentato nel 1985 dal Centro Studi Manzoniano di Milano in occasione del bicentenario della nascita di Alessandro Manzoni. Attualmente il manoscritto  originale è conservato nella Biblioteca Reale di Copenaghen. Da quanto brevemente sopraesposto è quindi doveroso affermare che la "vera" poesia manzoniana è insita nel Fermo e Lucia e la "PESTE" è la nuova e centrale chiave decodificatoria del romanzo. L'approfondimento della nuova chiave decodificatoria del romanzo verrà, a breve, da me trattato su questo blog.
Franco Berselli